Elogio del surf

Oggi vorrei fare un “elogio del fermarsi”, anzi, un “elogio dell’onda”. In apparenza sembrano opposti, ma no. Per le onde mi sono fermata. Dopo viaggi dove ogni giorno ci si sposta per non perdere nemmeno una briciola di questo altro e altrove, una vacanza 12 giorni nello stesso minuscolo paese, El Cotillo,  e tutto per le onde.

Dodici giorni di Oceano per scoprire che le grandi acque iniziano oltre la sabbia, nera, bianca o dorata. E l’acqua salata parla una lingua tutta sua, di correnti, maree e rocce nascoste. Si eleva dolcemente mossa dalla luna o si prostra scoprendo denti di lava pietrificata ogni 6 ore. Le onde sono l’eco di tempeste lontane migliaia di km, indipendenti da vento e maree, e tu, con una piccola tavola tenti garbatamente di farti trasportare sulla schiuma. Siamo alle prime parole, e già l’Oceano è magnanimo, mi scompiglia i capelli e mi accompagna fino a riva. Poi scherzoso, mi rovescia nell’acqua bassa dove una corrente intensa mi risucchia verso il largo.

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