Primi passi verso l’India

Si sta come in un nido nella casetta di L. vicino al torrente. La vecchia gatta sbuffa indispettita, una donna va bene, ma tre sono decisamente troppe. In tre alla prese con prenotazioni e pagamenti online. L’India è la meta più lontana che abbia mai contemplato, e se non fosse per la determinazione e avventurosità di L. e MR. non ci avrei nemmeno mai pensato.

Biglietti aerei, treni, assicurazioni, carte di credito che si inceppano, pagine che non si caricano. La tisana si raffredda, grazie a Dio finocchietto ed erbe rilassanti. Passaporti, codici, password, la signorina indiana dell’agenzia con il suo italiano rudimentale ma efficace. I fichi neri occhieggiano sul tavolo, la polpa è bordò al sapore di sole, e lo sai che uno non basta mai.

Poi MR. sospira, “non l’ho ancora detto a mio marito…”, “cosa esattamente?”, “che parto per l’India…”. Io credo di non aver capito, soprattutto il tono preoccupato. “Non puoi capire, non gli piace che viaggio senza di lui… anche se la meta non gli interessa…”.

E’ vero, fatico a capire, com’è che si può non sentirsi libere di andare dove desideriamo con chi desideriamo? Nessun contratto o legge scritta ne parla, ma le donne sposate soprattutto quelle degli ‘anta, si sentono spesso vincolate ed in colpa a muoversi liberamente. Lo si fa di nascosto rivelando le cose ormai in prossimità della partenza, oppure non lo si fa affatto.

Strani mondi quelli delle coppie, ci si nasconde i desideri e spesso si preferisce non chiarire, finchè poi si rompe definitivamente qualcosa o si tace in maniera complice.

Chiudo l’ultima pagina dopo che l’ultimo pagamento non ne vuol sapere di andare a buon fine. Guardo MR., è una splendida donna, dall’apparenza sicura, affermata dall’entusiasmo acceso, la saluto mentre lascia me ed L. alle nostre chiacchere notturne. Ci sono 7.231 Km da qui a Dehli,  giovedì 1 novembre 2018 saremo li, mezze assonnate, pronte per la nostra prima colazione indiana.

Come ti definiresti?

Ci sono 3,6 Km dalla Praia de Odeceixe-Mar al villaggio stesso nel distretto di Faro, l’oceano scintilla di un dolce azzurro sot20180708_153438to il sole insistente alle nostre spalle. Siamo in fila indiana, 5 donne accaldate lungo la stretta strada asfaltata. Le onde si accavallavano strette nel pomeriggio sollevate dal vento dell’ovest. La spiaggia oggi era affollata in questa prima domenica di luglio.

Sotto la strada scorre il fiume Seixe, sinuoso. Dove si dipanano le anse i pesci si raggruppano resistendo alla corrente e disegnando lucenti linee sul pelo dell’acqua. Il leggero vento delle 4 del pomeriggio accompagna il cammino, sono poche le piante che offrono il riparo. Vediamo l’autobus venirci incontro, il gentile autista si ferma offrendoci la possibilità di un viaggio sedute, ma non è ciò che volevamo questo pomeriggio. Le portiere sbuffano richiudendosi e procediamo sicure fino al bivio che virando a destra ci offre un cammino in mezzo ai campi.

“Vi faccio una domanda… se doveste definire che tipo di donna siete in questo momento della vostra vita che parole usereste?”. Mi esce così un po per poter parlare insieme, un po per certi pensieri che durante questo viaggio continuano a sollecitarmi.  Non ci conosciamo bene, anzi direi molto poco, abbiamo età diverse e non proveniamo nemmeno della stessa città. A ben pensarci loro sono tutte sopra i 50 anni, portati molto bene. Le loro facce si guardano, colte un poco alla sprovvista, “quante parole possiamo usare?…  quanto tempo ci dai?… perchè lo chiedi?”, si in effetti perchè lo chiedo?

In questi mesi il mio osservare il mondo si muove un poco per teorie, che formulo a me stessa e che poi tento di verificare attraverso le persone che incontro. Quale occasione migliore di questo viaggio, siamo in 32, due terzi donne. Occasione perfetta.

Cominciano così a snoccialare definizioni ” Femina alchemica” mi dice C. con quel suo sguardo fermo nel piccolo corpo deciso, “ed anche autosufficiente”. “Donna sperimentante” soggiunge Ag. , “Donna alleggerita dalla zavorra” suggiunge F. con una risatina. “Donna in cammino” afferma decisa A. aumentando l’andatura. “E tu?” mi chiedono curiose…”mmm” non è così scontato ripondere, “direi Donna in evoluzione”. “Siamo  Donne fortunate” soggiunge A., con il suo grande sorriso dolce.

Ultimamente ho notato che molte donne attorno a me, proprio dai 50 in su, vivono una fase della vita nuova, una fase di movimento, e ,come tutto ciò che si muove, di cambiamento. Le vedo riempirsi di nuova energia e a volte con sofferenza prendere decisioni importanti, divorziare, cambiare lavoro, spingersi in cose mai fatte.

Il vento ora ci porta a tratti piccole scintelle d’acqua dai vicini impianti d’irrigazione, come una benedizione leggera, mentre chiaccheriamo sommessamente. L’aria si è fatta elettrica e le sento osservarsi, bilanciando le parole su quel che sentono. Oramai si intravede il mulino in cima ad Odeceixe, con  la cascata di piccole case bianche sotto a coprire il pendio. La dove pascolano le vacche barrose dalle grandi corna, la strada devia a sinistra e tornando sulla strada entra nel paese.